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Quando la Puglia incontra l’Africa
a parlare sono i colori. La loro è una lingua che non conosce distinzione di suoni e segni, che sa di terra e di mare, che evoca profumi di spezie e salsedine. Questa è la storia di un matrimonio, il racconto di un azzardo. L’incontro tra le tipiche stoffe wax africane e i tessuti ideati e autoprodotti dalla designer salentina Elisabetta Altavilla che proprio dai colori e dai profumi della sua terra ha tratto ispirazione per
#Pugliamia
la sua seconda collezione. Capi di abbigliamento e accessori unici e originali: gonne, fasce- turbante, colli, borse e mantelle dove i motivi tipici della cultura africana si sposano con i paesaggi e i prodotti del Salento.
Monopoli Puglia, Tessuti Puglia
 
Africa e Puglia: terre baciate dal sole e mitigate dal mare. Parti di mondo accomunate da storia e bellezza, così lontane eppure così simili. Il verde del pepe di Penja e delle foglie di baobab e quello dei boccioni in vetro che adornano vicoli e masserie, il nero del cielo sopra la savana e quello delle olive nolche, il bianco dell’avorio e quello delle “casedde” del tratto di costa che sale al porto di Mola di Bari, il rosa delle albe alle falde del Kilimangiaro e quello dei tramonti sulla Murgia di Conversano (ambientazione di gran parte delle foto di questa collezione), l’arancio della curcuma e delle spighe di grano, ma anche l’azzurro dei taxi di Addis Abeba e il blu della Grotta della Poesia.
Velluto, cotone, jacquard, cuoio e macramè convivono dando vita ad un mix che parla di autunno. Carciofi che si fanno caleidoscopio ipnotico, olive che danzano tra le trame dei tessuti e fichi che, in un vortice magnetico, si fanno schema impresso su stoffa. Una collezione che parla di tradizione e di contemporaneità. Quell’hastag che anticipa il suo nome racconta di ore passate al computer per progettare, sviluppare idee e controllare campionari. Racconta di condivisioni online e scambi di opinioni. Perché Elisabetta adatta ogni singolo pezzo alla fisicità della donna che sceglie di distinguersi acquistando uno dei suoi capi.
a cura di Costanza Ruggeri